#pillola 12 La Filosofia dello Sport – Combattere fuori per vincere dentro.
Ormai sempre di più, mi trovo a lavorare “face to face” con atleti di tutte le età ( un range davvero ampio, dai 12 ai 70 anni), tutti individui che si rivolgono a me con la consapevolezza, anche se ancora nebulosa, di aver bisogno di affrontare dinamiche mentali ed emotive, che vanno ben oltre alla preparazione fisica e che gli impediscono o gli sono di oscotalo, nella realizzazione della loro migliore performance ed espressione del loro potenziale totale.
Detto ciò, solitamente si comincia un percorso, un viaggio, alla scoperta di quelle che sono le interferenze interne o esterne che bloccano o limitano l’espressione e la libertà dell’atleta e mentre quest’ultimo abituato ad eseguire consegne, che esegue alla perfezione, con grande senso del dovere; si aspetta di dover fare lo stesso nella preparazione mentale…
Attenzione… in buona parte è così, anche nella preparazione mentale, esattamente come in quella fisica, bisogna eseguire consegne, impegnarsi a casa, allearsi mentalmente a ripetere e vivere stati mentali utili che poi dovrò saper trasportare in gara il più naturalmente possibile, ma non è questo solo questo che fa la differenza e fa avvenire il vero switch nella persona. Mi spiego meglio…
Un vero lavoro di Preparazione/Allenamento Mentale nello Sport, ma così come nella vita, non può prescindere da un profondo lavoro su stessi, non stiamo parlando di valori fisici, ma di interiorità, paure, blocchi, dinamiche emotive delicate e personali, che impediscono alla persona, prima ancora dell’atleta di esprimersi nella vita… lo Sport e la gara estremizza e amplifica solo un sentimento che si riverserebbe in altre aree se quella persona non facesse sport.
Partendo da questo presupposto, nella maggior parte dei casi, la persona capisce e diventa consapevole in maniera naturale che l’aprirsi e il mettere in campo l’interiorità è l’unica via che garantisce un cambiamento dal quale non si torna più indietro. Da qui in avanti, quando questa consapevolezza inizia a manifestarsi, si comincia il lavoro vero: ovvero quello che ti porta alla presa di coscienza, che sino a quel momento sei stato solo l’ostacolo di te stesso
” Non si tratta di sferrare un colpo, ma di non ostacolare un colpoi che sta già andando verso il suo destino” ( (Draco Datson) – dal libro Guerrieri Metropolitani di S. Brizzi

La prestazione perfetta, ovvero l’unico scopo dell’atleta, non può essere sferrata da “qualcuno”. Affinchè una prestazione sia perfetta, non deve essere presente un “io” che la vuole fare, l’individuo che vuole colpire e che vuole vincere crea un attrito… che altrimenti in assenza di tale desiderio, non sarebbe presente. La vita, che è Volontà Pura, sferra un colpo o produce una prestazione, non necessita della piccola volontà di individui, che mettendosi in mezzo “sporca” il risultato, lo appiattisce e lo fa deviare dalla sua rotta.
Da questo assunto parte un profondo lavoro su se stessi che permette alla persona/atleta di comprendere quanto la sua mente e il poco potere che abbiamo su di lei, ci influenzi in tutto quello che facciamo, tanto da diventarne schiavi.
Il vero lavoro Mentale nello Sport non può che essere un lavoro di osservazione e riconoscimento di questi meccanismi, solo quando li abbiamo riconosciuti possiamo agire per imparare a gestirli tornando a prendere le redini della nostra vita, di solito quando questo comincia ad accadere le prestazioni “magicamente” e quasi ” senza volerlo” migliorano esponenzialmente…
Vi lascio con una frase, da qui al prossimo articolo, che invita ad una riflessione…
” Non ci sono competizioni nell’Arte della Guerra. Un vero guerriero è invincibile perchè non compete conto nulla. Vincere significa sconfiggere la mente conflittuale che si annida dentro di noi.” ( Morihei Ueshiba )



